lunedì 3 dicembre 2012

Nella Vecchia Fattoria

 Ormai è vecchia di qualche giorno questa nuova: La Scienza in campo ma io sono lento, portate pazienza.

Poi ne ha parlato già Ivo Silvestro, qui. Verissimo quello che dice ma io voglio parlarne da un altro punto di vista. Che poi è sempre il solito --lo so sono ripetitivo.
[N]el nostro immaginario, l’agricoltura “buona” è ancora ferma alla fattoria di Nonna Papera, alla bianca fattoria dove il concime lo fanno le mucche, nutrite col mais del campo antistante la stalla. I maiali si occupano di smaltire i torsoli delle pannocchie, mentre gli scarti più appetitosi le mangiano le galline che fanno l’ovetto fresco tutte le mattine.
Ecco, per certi versi vale anche tra i contadini, i paisan come si dice da noi. Ma però... Forse non è sempre così. Un paio di esempi, a sostegno della mia causa (lo so, lo so, sono aneddoti e liberissimi di non crederci ma devo scriverlo: ce l'ho sulla punta dei diti che mi smangiano).

Cominciamo dalle uova: le cura delle galline è compito dei vecchi. Lavoro non pesante, svaria e poi i vecchi qualcosa devono pur fare delle loro ossa, no. Qui vicino c'è chi si lamenta che le galline non producono abbastanza uova. Roba di una dozzina di uova la settimana per, credo, mezza dozzina di galline. Non sono più quelle di una volta! O forse una volta di uova non ce n'era una produzione tutto l'anno. E si conservavano, io me lo ricordo nelle ule (olle?).
E pensare che vengono nutrite bene, meglia s-ciapà (mais macinato grosso), fornito dai miei fratelli, qualche sacco, quasi apposta per loro, il resto finisce a Agri Energy.
No, niente mangime che dentro non sai cosa c'è. A volte vengono a prenderle da noi, se ne abbiamo; mica glie lo diciamo che noi il mangime per le ovaiole lo usiamo.

Le patate (ma anche altro, probabilmente): a un tiro di schioppo c'è uno che produce ortaggi e vende direttamente al dettaglio, per chi vuole le cose sane e genuine come quelle di una volta. La cosa era cominciata quasi per gioco, il padre pensionato lo faceva a livello di ciacarel (attività secondaria, marginale) poi vista la clientela è arrivato il figlio, cassintegrato storico è subentrato. C'è la fila, le donne a servire e gli uomini nell'orto. Quasi sempre, prendi le patate per esempio: troppa richiesta, sono finite subito. Che fare? Continuare a dire che non ce ne sono tutto il giorno, tutti i giorni di vendita? Ma ragazzi: c'è il Mercà Nöu a Türin, patate ne trovi quante ne vuoi. Tanto quelli mica sanno valutare la differenza.

Ah, sì! siamo assolutamente contrari agli OGM. Tranne che mangimi per gli animali senza soya GM non ne trovi. E lo scrivono sull'etichetta (ne ho parlato un paio di volte in passato su questo blog). Ma nessuno ti obbliga a leggere le etichette.


ia ia ho!

10 commenti:

  1. Appoggio in pieno questo modo di scrivere di Juhan, fatto di aneddoti e dialetto, neh!

    Son drìo imparar un sac de paroè nove.. ma anca mi no scherzè, eh!
    Ieri altro o savest che "ndar cappeàn" significa "andare ad abitare dai suoceri, dalla moglie dopo sposati".
    Comunque, neh!, mi gò e cavare, ma niente OGM!!
    No, par carità.. che no me toche anca pagarghe da magnar, co tuta l'erba che ghe ne!!

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    1. Taché 'l capel al ciou,'d völe di?
      Pöi va bin parei, salüt.

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    2. No, "andare cappellano", andare a vivere da lei.
      L'ultima non l'ho capita.. XD

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    3. Allora, per i forestieri: andare a vivere da lei, cioè nella sua famiglia si dice(va): "attaccare il cappello al chiodo". Vale a dire togliersi il cappello di testa e appenderlo all'apposito chiodo appendicappello. Era sottointeso che il capo era lei, il malcapitato doveva fare il suo dovere. Sei vuoi spiegare il vostro modo di dire ne sarei contento.
      L'ultima frase era solo un saluto di commiato: Poi va bene così, saluti.
      Che vale anche adesso.

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  2. Aneddoti così ce ne sono taaaanti... tipo i funghi al mercato di Giaveno, assolutamente delle nostre montagne (ma se non ha piovuto?!?) che tre ore prima erano ai Mercati Generali. O le mele di Cavour, o... ecc ecc

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  3. Arrivo via Enrico Bo.Mi appari simpatico, ma ciò che più mi ha attratta è la foto del cane. Li amo.
    Cristiana

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    1. Intanto benvenuta!
      Qui ogni tanto ci sono anche i contributi di Enrico, piccoli ma densi. Lui gira il mondo, mica come me che non sono mai andato oltre Torino (però passando da NYC, San Francisco, Baires, Hong Kong ma tanto tempo fa, quando il mondo era giovane).
      In realtà i cani sono 2 Pico, piccolo e bianco è il capo e Pero, più grosso, sordo, zoppicante (è finito sotto una macchina da giovane). Sono loro i miei gioielli.

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