giovedì 15 agosto 2013

Feynman - "Latino o italiano?"


C'era una radio italiana a Brooklyn, l'ascoltavo sempre quand'ero ragazzo. Mi piaceva da matti quella erre arrotolata, mi sembrava che mi avvolgesse come un'onda dell'oceano. Rimanevo in ascolto mentre quella lingua bellissima mi lambiva. Nei programmi italiani c'era sempre una scenata in famiglia, con liti e discussioni tra padre e madre:
Voce acuta: "Eiiio tidiico chiooo capito tuutto...".
Voce bassa: "Tuu nonciiai...tuuutto!" (sonoro rumore di schiaffi).
Straordinario! Ho imparato così a esprimere quelle emozioni: a piangere e a ridere in italiano, una lingua davvero deliziosa.
Nel nostro quartiere a New York c'erano parecchi italiani. Una volta ero in giro in bicicletta e un italiano alla guida di un camion se la prese con me: si mise a gridare con grandi gesti una frase tipo "Miai rruuccià lampis tatten tattè!".
Sprofondai. Chissà cosa mi aveva detto. E cosa avrei dovuto ribattere?
Mi consigliai con un compagno di scuola italiano: "Tu rispondi soltanto "A te! A te!", che te la cavi sempre".
Difatti andava benone, con i gesti adeguati. Mi sentii più sicuro di me e cominciai a migliorare. Andavo in bicicletta, qualche signora in automobile mi tagliava la strada: "Puzzìa la malocce!", urlavo io pressappoco, e lei sussultava, convinta che un monellaccio italiano le avesse mandato un terribile accidente.
Non era facile capire che il mio italiano era inventato.
Un giorno a Princeton, mentre entravo, sempre in bicicletta, nel parcheggio del Palmer Laboratory, qualcuno mi tagliò la strada. 
Avevo conservato le vecchie abitudini, e gridai verso la macchina: "Grezze cabonca micce!", mentre battevo il dorso di una mano contro l'altra. 
Dall'altra parte del prato che fiancheggiava il parcheggio, c'era un giardiniere italiano al lavoro. Si fermò, salutò con la mano, e mi gridò felice: "Rezza malìa", o qualcosa che ci assomigliava molto.
"Ronté balta", gli urlai di rimando. Lui non sapeva che io non sapevo, io non avevo capito quello che aveva detto, ma era tutto a posto. Funziona lo stesso: appena la gente sente l'intonazione, riconosce subito l'italiano, magari prende una parola per un'altra, ma che importa? Sempre italiano è. Basta esser sicuri di sé, tirare avanti dritto. Non succederà niente. 
Un giorno tornai a casa dall'università per le vacanze e trovai mia sorella in lacrime: le sue amiche scout avevano organizzato una cena per i padri e le figlie, ma nostro padre era in giro per il Paese a vendere uniformi. Le dissi di non preoccuparsi, che l'avrei sicuramente accompagnata io (ho nove anni più di lei, potevamo farcela).
Arrivati sul posto rimasi per un po' in mezzo ai padri, ma mi stancai presto. Tutti quei papà accompagnavano le figlie alla festa ma poi rimanevano a chiacchierare del listino di borsa - gli adulti non sanno parlar con i figli, e meno che mai con gli amici dei figli.
Durante la cena le ragazze presentarono un piccolo spettacolo, balli, poesie, e così via. Poi portarono uno strano indumento, sembrava un grembiulone con un buco per infilarci la testa, e annunciarono che a quel punto toccava ai papà dare spettacolo.
Ogni padre doveva alzarsi, passare la testa nel grembiulone e dire qualche cosa, una poesia per bambini o roba del genere. Erano tutti impacciati. Anch'io, a dire il vero. Ma quando venne il mio turno annunciai che avrei recitato una poesiola che sicuramente sarebbe stata gradita, anche se, purtroppo, non era in inglese:

A TUZZO LANTO
Poici di Pare
Tanto saca tulna ti, na puttas tucci putti tilà,
runto cata cianto cianta manto cila tidà.
Ialta cara sulda mi lacciata piccia pino tito bralda
per te cina nana ciunda lala cinda lala ciunda!
Ronto piti cale, a tanto cinto quinta lalda
o la tinta dalla lalta, ienta puccia lalla talta!

Recitai un po' di strofe di questo tipo, con l'enfasi e l'emotività che avevo imparato dalla radio italiana. Le ragazzine si rotolavano per terra dalle risate.
Dopo cena, il capo scout e un'insegnante mi dissero che si erano trovati a discutere della poesia. Uno dei due sosteneva che fosse latino, l'altra riteneva fosse italiano. "Chi ha ragione?", mi domandarono.
"Dovete chiederlo alle ragazzine", risposi. "Loro l'hanno capito subito."

Da "Sta scherzando Mr. Feynman!" di Richard P. Feynman.


Dopo questo simpatico passo tratto dal libro del celebre e straordinario fisico, porgo i miei auguri di Buon Ferragosto a tutti i collaboratori e lettori del Tamburo! 

 

10 commenti:

  1. Bellissimo, Mr. Petrillo!
    Buon Ferragosto a todos los Tamburistas

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  2. Divertentissimo!
    sono ancora a tempo per augurare a tutti buon Ferragosto?

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  3. Il dialogo a distanza con il giardiniere italiano... quanto è vero che basta l'intonazione e qualche gesto ben piazzato per capirsi.
    E che dire del consiglio dell'amico: Tu rispondi soltanto "A te! A te!", che te la cavi sempre". Feynman forever.
    OK, buon Ferragosto a tutti.

    PS:
    ma perché si fanno gli auguri a Ferragosto? Non cos'è il Ferragosto, ma proprio il motivo per cui ci si scambia gli auguri e se è giusto scambiarseli o meno. No perché in alcune città (vedi Roma) sembra ci tengano molto, ma in altre scambiarsi gli auguri a Ferragosto viene intesa un po' un presa in giro.
    Che dite Bruna/Juhan, volete indagare o già sapete? Magari può essere l'argomento per un post.

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    1. Per quel che ne so da noi non si fanno. E come ho detto nell'altro post i contadini fino a pochi anni fa festeggiavano l'Assunta. Credo fosse/sia anche una festa prescritta, di quelle che devi andare a messa ma non ne sono sicuro. Noi pastafariani abbiamo regole diverse, la principale è che se è festa per qualcuno è festa anche per noi.
      E se non vogliamo festeggiare ferragosto possiamo sempre festeggiare san Rocco, come fanno quelli di Castagnole, a 4 km di distanza da casa.
      Per cui buon san Rocco a Tutti, RAmen.

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    2. Mah! vattelapesca! io per la prima volta ho fatto auguri di ferragosto qui sul blog per imitazione, non ricordo se l'ho fatto anche su Facebook, ma nella vita reale non mi è mai passato per la mente! Idem mio marito o i miei figli. Invece abbiamo un parente e un amico che ogni anno ci telefonano dall'Italia per augurarci buon ferragosto. Un po' come se ci telefonassero il 1º maggio per augurarci buona festa dei lavoratori o il 26 dicembre per augurare buon santo Stefano, mi sfugge che senso abbia. Il fatto che sia un giorno festivo ovvero teoricamente senza lavorare non mi pare un buon motivo...
      Diversi sono gli auguri per le festività natalizie, dal momento che sono comunque, anche per gli atei, la festa della famiglia e in genere ci si riunisce con quest'ultima: a volte occorre proprio una bella dose di fortuna per venirne fuori sani e salvi! ;-)
      Anche festeggiare Capodanno ha un senso, benché io ritenga che l'anno inizi con l'equinozio di primavera o meglio ancora, per ciascuno di noi in modo personalizzato, il giorno del compleanno che completa un nostro giro intorno al sole e ne inizia un altro: gli auguri servono a congratularsi di essere arrivati fin lì -soprattutto dopo una certa età ;-)- e a far voti di avere davanti ancora molti di quei giri...

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  4. @Leo: fantastico! Un vero piacere leggere di Feynman, sempre.

    @Marco: qui un link che potrebbe rispondere alla tua domanda.

    Se poi sia giusto scambiarsi gli auguri o meno in questo giorno non te lo so dire. Penso conti l'intenzione che c'è nell'augurio.

    Ho già augurato buon ferragosto qui, ma rifaccio gli auguri con piacere:"Buon Ferragosto a tutti"!

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  5. @ Juhan Bruna Annarita
    Grazie per il vostro tentativo d'aiuto.
    Interessanti le esperienze personali raccontate ed interessante il link per l'approfondimento "storico".
    Per il momento mi accontento di questo e continuo a fare gli auguri (con buona intenzione s'intende) quando qualcuno li fa prima di me così non sbaglio ☺

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  6. Ero certo che il brano di Feynman sarebbe stato di vostro gradimento.
    Concordo pienamente con Annarita: è "un vero piacere leggere di Feynman, sempre".
    Buona serata a tutti. :)

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    1. Racconta, se vuoi, delle casseforti. Anzi no, tutti dovrebbero comprare il libro, altrimenti non sanno quel che si perdono.

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    2. Visto il successo del post, direi che un altro passo dal libro di Feynman si può riportare. Però non svelo quale. Lascio un po' di suspense! ;)

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