mercoledì 28 agosto 2013

Il chiaro di luna tra musica e letteratura

La notte illuminata dal chiaro di luna è una delle ambientazioni più comuni e suggestive che si possono ritrovare in ambito sia letterario che musicale.
Basta infatti pensare che Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), padre del futurismo, chiamò uno dei suoi celebri manifesti, sulla rivista internazionale Poesia, proprio con l'emblematico titolo Uccidiamo il chiaro di Luna!, titolo che rende palese la sua volontà di eliminare dalla letteratura le tematiche tradizionali (l'amore, la morte, il dolore, la natura, ecc.) e immetterci temi nuovi e anticonvenzionali (la guerra, lo scatenamento dei sensi, la tecnica, il vitalismo, ecc.).


In questo post andremo ad ammirare alcune straordinarie composizioni musicali e letterarie sul chiaro di luna.
Innanzitutto, rechiamoci subito nel mondo letterario per "gustare" una poesia scritta, nel 1819, da Giacomo Leopardi (lo stesso anno in cui compose l'Infinito), nella quale il poeta contempla la Luna che splende sopra una selva e ricorda di aver compiuto la medesima azione l'anno precedente, con gli occhi pieni di lacrime.
L'idillio leopardiano a cui sto alludendo è chiaramente Alla luna:

O graziosa Luna, io mi rammento
che, or volge l’anno, sovra questo colle
io venia pien d’angoscia a rimirarti:
e tu pendevi allor su quella selva,
siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto,
che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
il tuo volto apparia, ché travagliosa
era mia vita: ed è, né cangia stile,
o mia diletta Luna. E pur mi giova
la ricordanza, e il noverar l’etate
del mio dolore. Oh come grato occorre
nel tempo giovanil, quando ancor lungo
la speme e breve ha la memoria il corso,
il rimembrar delle passate cose, 

ancor che triste, e che l’affanno duri!

E per chi desiderasse rileggerlo con sottofondo musicale, eccovi accontentati:


Il sottofondo musicale è fornito dal brano Back to life di Giovanni Allevi, il che mi dà il "la" per introdurvi una composizione di colui che, a detta dello stesso Allevi, "non ha il ritmo", ovvero Ludwig van Beethoven.
Costui fu giusto un "compositore qualunque", che riuscì a produrre capolavori anche una volta divenuto sordo! ;)
L'opera a cui mi sto riferendo è la famosissima Sonata per pianoforte n.14, che Beethoven denominò "Quasi una fantasia", ma a cui il critico e poeta tedesco Ludwig Rellstab attribuì l'appellativo "Al chiaro di luna", quello con cui comunemente viene chiamata oggi.
Tale denominazione, in particolare, troverebbe la sua origine nell'immagine di un'imbarcazione che solca nella notte le acque dell'idilliaco Lago dei Quattro Cantoni, detto pure Lago di Lucerna.

Lago dei quattro cantoni (Svizzera)

La Sonata venne composta nel 1801 e dedicata a una certa Giulietta.
In effetti, in quel periodo, Ludwig entrò nelle grazie della famiglia Brunswik, giunta a Vienna nel maggio del 1799 dall'Ungheria.
La suddetta famiglia risultava composta dalla madre vedova e dalle sue giovani figlie, Therese e Josephine, oltre che dalla loro cugina, Giulietta Guicciardi.
Le 3 fanciulle fecero gruppo non soltanto come allieve di pianoforte del giovane compositore, ma anche come ragazze infatuate del talentuoso giovanotto, che non disdegnava tale situazione!
La preferita di Beethoven era appunto Giuletta, a cui dedicò la meravigliosa Sonata.
Un'ulteriore curiosità su tal composizione si deve al musicista Karl Holz, membro del Quartetto Schuppanzig, il quale asseriva che Beethoven gli avrebbe confessato le reali circostanze che lo avevano ispirato nel 1° e più famoso movimento, l'Adagio sostenuto.
Sembra, infatti, che esso rappresenti la veglia presso il cadavere di un amico appena deceduto!
Passiamo alle cose concrete, ossia all'ascolto della straordinaria composizione formata da 3 movimenti (Adagio sostenuto, Allegretto, Presto agitato), eseguiti in 2 video da Valentina Lisitsa.




Dopo il frenetico 3° movimento, uno dei brani più complicati mai scritti da Beethoven, ritorniamo all'ambito letterario.
C'è infatti una bellissima scena, nell'atto V del Mercante di Venezia (opera teatrale scritta probabilmente tra il 1596 e il 1597) di William Shakespeare, la quale descrive una dolce musica sotto uno stupendo chiaro di luna.

Amico Stefano, vi prego, avvertite in casa
Che la vostra padrona è vicina, e portate
La vostra musica qui all'aperto.
Con quale dolcezza il chiaro di luna
Dorme su questa riva! Qui siederemo
E faremo strisciare i suoni della musica
Nelle nostre orecchie. Una soffice quiete
E la notte s'addicono ai tocchi della dolce
Armonia. Siedi, Jessica, guarda
Come il pavimento del cielo è intessuto
Fittamente di dischi d'oro luminoso;
Non c'è minimo pianeta che tu veda
Che nel suo giro non canti come un angelo
Facendo da muto coro ai cherubini
Dagli occhi giovani. Tale armonia
Risiede nelle anime immortali ma fin quando
Crudelmente la racchiude questa fangosa
Veste di decadenza, non possiamo udirla.


Sempre nell'atto V, Shakespeare immette un'emblematica riflessione relativamente alla musica:

L'uomo, nel cui cuore la musica è senza eco, o l'uomo, che non si commuove ad un bell'accordo di suoni, è capace di tutto: di tradire, di ferire, di rubare e i moti del suo spirito sono foschi quanto la notte e le sue passioni nere quanto l'inferno. Non ti fidar di lui, ascolta la musica.

E proprio in musica il celebre jazzista Glenn Miller trasmise l'idea del chiaro di luna attraverso la sua Moonlight Serenade del 1939:


Parlando di chiaro di luna, non si può non citare la meravigliosa composizione Clair de Lune del francese Claude Debussy.
Il brano fa parte della suite per pianoforte nota come Suite bergamasque, pubblicata nel 1905.
Essa risulta composta dai seguenti 4 movimenti:

1) Prélude;
2) Menuet;
3) Clair de Lune;
4) Passepied.

Il più famoso, Clair de Lune, è tra l'altro ispirato a un'omonima poesia della raccolta Feste Galanti, datata 1869, del poeta francese Paul Verlaine.
Vi propongo 2 sublimi esecuzioni della composizione debussiniana, la prima è quella della violinista Anne Akiko Meyers, mentre la seconda è dell'European Jazz Trio:



Ed ora è il turno della splendida poesia di Verlaine, nella traduzione italiana:

L'anima vostra è uno squisito paesaggio
che maschere e bergamaschi incantano
suonando il liuto e danzando, quasi
tristi nei fantastici travestimenti!
Cantando in tono minore
l'amore vittorioso e la fortuna
non han l'aria di credere alla felicità
e il loro canto si fonde col chiaro di luna,
col calmo chiaro di luna triste e bello
che fa sognare tra i rami gli uccelli
e singhiozzare estasiati gli zampilli,
gli alti zampilli, slanciati fra i marmi.


Il post volge al suo termine con qualcosa di meraviglioso che fornisce una perfetta commistione tra magnifica poesia e incredibile musica.
Ebbene, la poesia appena riportata di Verlaine è stata utilizzata, nel 1887, come testo di una canzone, intitolata ovviamente Clair de Lune (Op.46 n.2), dal compositore Gabriel Fauré.
Vi lascio allora con questo capolavoro scaturito dalla mente di un genio musicale (Fauré) e di uno letterario (Verlaine). 


Alla prossima!


Questo post partecipa al Carnevale della Letteratura n.3, che sarà ospitato da Maria Cuccaro su SkipBlog.

2 commenti:

  1. Il post non lìho letto (TL;DR;troppa roba), ma Viva Marinetti! Lui sì, che era un astrofilo! Abbasso la Luna! Buuuh!

    RispondiElimina
  2. Bello invece! Noi l'abbiamo letto tutto e ne abbiamo tratto qualche spunto da suggerire ai nostri ragazzi!
    Complimenti e grazie! :-))

    RispondiElimina