martedì 27 agosto 2013

Io & le macchine da ufficio


Il precedente post di Juhan mi ha fatto ripensare ai vari macchinari d'ufficio che ho usato nella mia vita.
Ho conosciuto, all'inizio della mia vita come impiegata, le fotocopiatrici vecchio stile (con carta termica? all'epoca ancora non mi interessavo di come funzionassero). Le fotocopie erano orrende e sbiadivano presto.
Nella stessa epoca ho usato il ciclostile, serviva per poter fare molte copie alla volta: si doveva preparare prima una matrice battuta a macchina, togliendo dalla stessa il “nastro” inchiostrato: in questo modo quando le varie lettere battevano sul foglio lo tagliavano, lasciando tutto un traforo; se si faceva un errore, c'era il correttore, una liquido rosa che si spargeva col pennellino come uno smalto da unghie e richiudeva con un leggero film la lettera già traforata.



Finita la battitura, si separava il sottile foglio traforato dal suo foglio di supporto, che suppongo servisse per non rovinare il rullo della macchina, poi lo si agganciava al tamburo del ciclostile, già inchiostrato se ben ricordo, che poi si faceva girare a mano con la manovella per riprodurre sui vari fogli sempre lo stesso testo (pareva un enorme carillon che non emetteva suoni ma lettere stampate). Si finiva sempre, inesorabilmente, sporchi di inchiostro...
Successivamente ho usato versioni più moderne di ciclostile, con funzionamento elettrico e non manuale, con la possibilità di preparare la matrice senza errori perché impressa con una macchina da scrivere elettronica che permetteva le correzioni sul display...

Le macchine da scrivere, già.
Ho usato di tutto nei vari uffici: ricordo le vecchie macchine a mano anni '50, occorreva usare l'apposita leva per andare a capo, il nastro inchiostrato si svolgeva da una bobina per riavvolgersi nell'altra, quando era a fondo scala lo si girava, mettendo la parte riavvolta, capovolta, al posto della bobina esaurita. C'era anche il nastro bicolore, rosso e nero, le macchine avevano l'apposita levetta per passare dall'uno all'altro colore (semplicemente, faceva abbassare il nastro in modo che i tasti battessero sulla parte superiore del nastro: se si capovolgeva il nastro, occorreva ricordarsi di adeguare la levetta). 

Poi ho iniziato a usare le macchine elettriche, piuttosto rumorose ma già avevano alcuni automatismi. Gli errori però ancora bisognava correggerli sul foglio, con l'apposito “bianchetto” o “sbianchetto”, in casi estremi con la “scolorina”. Se non ricordo male, anche queste avevano il nastro inchiostrato.



Le prime macchine elettroniche invece avevano un piccolo display che mostrava l'ultima ventina di caratteri battuti, si poteva correggere prima di trasferire il testo sul foglio. Al posto del nastro inchiostrato c'era una cartuccia non riavvolgibile, con il nastro di una specie di plastica, il carattere battuto veniva letteralmente trasferito dal nastro al foglio, lasciando dietro di sé la traccia traforata. 
Ho visto all'epoca anche il passaggio dalle sbarrette con i caratteri, che battevano come martelletti sul nastro per imprimere sul foglio, alle “margherite” o ai “globi” (non so come si chiamassero, erano a forma sferica) che contenevano tutte le lettere e numeri, funzionavano ruotando fino a portare il carattere voluto in posizione di stampa, erano intercambiabili per cui con la stessa macchina si potevano usare varie “font”, grandi e piccole e in vari stili... 

Ma il primo vero balzo l'ho fatto nel 1984 con la macchina da scrivere che ho scelto io stessa per l'ufficio (all'epoca ero l'unica impiegata, avevo voce in capitolo): era elettronica, con margherite intercambiabili, display e …MEMORIA! Aveva la possibilità di memorizzare non uno ma vari testi (non ricordo quanta fosse la memoria complessiva) per poterli poi richiamare per l'editing; inoltre c'era la possibilità di salvare tali testi su dischetti esterni (!), chiaramente di un tipo usabile esclusivamente con quella particolare macchina, non so se con altre della stessa Brother. Adoravo quella macchina...
Poi ho cambiato posto di lavoro, son tornata per breve periodo a quelle elettroniche con display, nel frattempo ho iniziato ad usare i primi PC con doppio drive A e B, senza memoria interna.

Ma subito è venuta in soccorso una nuovissima macchina da scrivere elettronica (solo io avevo il permesso d'usarla, fra tutti i colleghi!), in pratica un piccolo computer dedicato solo alla scrittura, con lo schermo, la tastiera, molta (mi pareva all'epoca!) memoria per svariati testi che potevo richiamare ed editare. L'ho utilizzata parecchio per memorizzare testi ripetitivi, moduli in cui cambiare di volta in volta solo alcuni dati, ecc. 
Non ne ho mai visti altri esemplari, perché nel frattempo si era diffuso l'uso dei PC con il drive C e con sufficiente memoria sui floppy da 3,5”. 



Ma torniamo alle fotocopiatrici: ora non ne uso più da un bel pezzo, perché da anni ho lasciato il mio lavoro, tutt'al più di tanto in tanto faccio una fotocopia con la stampante multifunzione, ma ricordo l'ultima che ho utilizzato con piacere in ufficio (anche questa, scelta da me). Oltre a ingrandire e rimpicciolire moltissimo, a fotocopiare automaticamente fronte/retro, a stampare su vari formati di carta sia A sia B e il prezioso A3 tanto utile per avvisi e cartelli, aveva la fascicolatrice automatica (i vari fascicoli venivano depositati su altrettanti vassoi d'uscita, se ben ricordo 5), perfino la cucitrice per fissare i fascicoli! E parlo del 1984! Bellissima...

Dopo di quella non ne ho più usate di altrettanto simpatiche.


In effetti, devo confessare che la parte del mio vecchio lavoro che rimpiango di più è proprio il rapporto con le macchine, alcune mi entusiasmano...

6 commenti:

  1. Due robe, anzi 3:
    0) brava, bellissimo post;
    1) manca la parola "Olivetti";
    2) c'era chi, ai tempi della "videoscrittura" (almeno da noi si chiamava così) preferiva ribattere una pagina anziché richiamare quella memorizzata e correggere l'errore di battuta; quello che mi faceva incazzare nero era la solita frase "faccio prima".

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    1. punto 1) puoi aggiungerlo ai computer citati e alla macchina da scrivere con monitor... ;) dove ho potuto scegliere io, erano di marche emergenti (la fotocopiatrice Mita, ora Kyocera).

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  2. E brava Bruna, bel post, interessante come lo sono sempre le esperienze vissute; interessante per chi non l'ha vissute (vedi me medesimo). L'unica macchina da scrivere manuale (con la leva per il ritorno a capo) l'ho vista ad un mercatino dell'usato, però sulle stampanti qualcosa in più ho visto, ad esempio le stampanti ad aghi, quelle dove non si inserivano fogli singoli, ma un vero e proprio "nastro" di fogli con due bordi laterali bucati che tenevano insieme i diversi fogli e li facevano scorrere. L'avrai sicuramente vista e/o usata.

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    1. Eh, sì, delle stampanti non ho parlato, ne abbiamo avute in ufficio di vari tipi, le prime erano appunto ad aghi con il modulo continuo pre-perforato: a mano a mano che veniva stampato, lo si piegava a fisarmonica oppure si separavano i vari pezzi (dannazione, non erano di misura a4, per cui c'era il problema delle fotocopie).
      Anche tra le stampanti ne ho avuta una preferita: pensa che si potevano usare i due formati di modulo continuo, quello quasi-A4 e quello più largo, inoltre era possibile scegliere tra vari pitch (dimensioni e larghezza dei caratteri) il che mi permetteva di stampare anche riepiloghi "sostanziosi" e statistiche. Ricordo una volta, durante le vacanze di Natale, in Provveditorato serviva urgentemente una statistica degli alunni stranieri della provincia, un preside che mi conosceva e sapeva della mia conoscenza del software DBIII (data base) con relativo linguaggio di programmazione mi segnalò per questo lavoro, riuscii a fare il programmino occorrente, ad inserire i dati forniti dal Provveditorato e a stampare il riepilogo con i caratteri più piccoli sul foglio più largo, a 136 colonne (e ovviamente consegnai anche il floppy con programma e dati). Con un'altra stampante non avrei avuto modo di arrivarne a capo.
      Poi sono arrivate altre stampanti, a getto d'inchiostro, multifunzione, laser (questa non l'ho mai avuta al lavoro e in casa non ne sento la necessità).
      Sì, forse avrai potuto subodorare che i macchinari in generale, quelli elettrici ed elettronici in particolare, mi affascinano.
      No, in realtà non tutti, detesto abbastanza quelli audiovisivi, sarà forse perché non ci capisco nulla e non li so usare se non a livello molto elementare... Figurati che non so neppure usare i programmi di manipolazione d'immagini tipo Gimp o Picasa o Photoshop! credo di essere l'unica fra tutti i collaboratori del Tamburo.

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    2. No, il DBIII no! (semicit.). Cioè si, ce ne sarebbero di cose da raccontare...

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  3. Questa piccola storia delle macchine d'ufficio, che nasce dalle esperienza personale dell'autrice è davvero molto interessante e ben fatta. L'evoluzione tecnologica ha permesso di modernizzare enormemente i nostri uffici. Adesso disponiamo di fotocopiatrici, pc-desktop, stampanti multifunzione laser e inkjet, fax, ecc.. che rendono molto più sbrigativo ed efficiente il lavoro d'ufficio. Complimenti per il blog!

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