lunedì 30 settembre 2013

La trincia, la crisi e la sua soluzione

Sabato, improvvisamente è scoppiata la crisi. Definitiva, irreparabile.
Adesso vi racconto.


È da qualche giorno che stanno trinciando il mais per Agri-Energy, ormai tutto va finire in Agri-Energy. L'orario, per quel che ne so, è dalle 8 del mattino alle 8 di sera, le donne portano il pranzo (panini come fanno i mericani) e si mangia sul trattore, sulla trincia (quella roba che per il grano si chiama mietitrebbia) o quello che è.


Allora sabato salta fuori Giaco che dice a una delle trincie (l'operatore, certo, la macchina non ha colpa): "Già che sei qui vicino fai che fare questo campo" che a dire il vero era davvero a randa, quase tacà.


E Giaco è uno dei soci, e prima o poi, quel campo andava fatto.
Ma non era in programma e B'rnardin era già andato con il rimorchio dove doveva arrivare la trincia che non stava arrivando. E allora telefona e lì salta fuori tutta la faccenda. Se ognuno pretende di comandare e cambiare le cose, senza dirlo a nessuno, mandando in crisi tutta la produzione (sarebbe prudüssiun) e l'autista della trincia non deve stare a sentire il primo che capita... "Come sarebbe a dire il primo che capita? Io, fino a prova contraria...".
OK, credo che si capisca.


Poi salta fuori dell'altro: "Ieri da me avete visto che lavoro che avete fatto? Avete iniziato alto e continuato a darci sempre più alto e alla fine era più di un metro!". Spiegazione: se il terreno non è regolare rischi di raccogliere terra per cui alzi un po' la barra tagliante; poi forse la tieni alta anche quando non serve più.
Insomma sabato sera le urla erano giudicate eccessive anche da loro.
E domenica mattina era ancora peggio: pensa te che hanno zittito Min, sorella di Nonna, che stava cominciando la recita delle previsioni del tempo (sempre catastrofiche).
"Quello deve venire a chiedermi scusa strisciando" (cit.).


Poi però la domenica si lavora solo mezza giornata (dicono che c'è crisi ma poi non trovi nessuno quando serve!) e nel pomeriggio c'è stato il tempo per fare una riunione, via telefono, di quelle solite loro: manca un capo carismatico e allora ognuno dice la sua, ovviamente diversa da tutte le altre, e siccome è diversa la ripete, e ripete, e ripete; vince il più resistente.
Questa mattina hanno cominciato un'ora prima, vispi, pimpanti e di buon umore come al solito. Sarà una settimana lunga. 


Le foto sono del sorgo, mica posso farmi vedere dove ci sono le operazioni: quelli sono feroci, troppo. Va bene fare l'inviato di guerra ma facendo attenzione alla propria incolumità, imho.

domenica 29 settembre 2013

Il bracconiere.

Ngorongoro - Tanzania - Febbraio 21013

Ma che colpa ne ho io, elefante, se mi sono cresciute le zanne? In effetti non è neanche che mi servano a molto, tranne quando devo farmi bello con qualche elefantessa in calore, qualche volta sono addirittura un impiccio, eppure quasi sicuramente saranno la causa della mia morte. E' un po' la storia di quei paesi che hanno qualche cosa di importante, nel sottosuolo o nella loro posizione e sono condannati a subire ogni genere di guerre, di devastazione, di sofferenza, perché a qualcuno interessa quello che c'è da prendere, da occupare. Poi quando è venuto il momento di scappare, ed è sempre l'ora in cui l'infame di turno finisce il suo ciclo e capisce che bisogna filarsela, si fa saltare tutto, si brucia la foresta, si fa esplodere il fortino, se deve morire Sansone, che periscano tutti quelli che sono stati lì senza aiutarlo a compiere le sue porcherie e che non piangono la sua triste sorte, lui che ha fatto tanto bene e deve abbandonare tutto.  Io, elefante, morirò sereno; almeno non sono stato io che ho fatto entrare il bracconiere nel parco.

sabato 28 settembre 2013

Gli sciachimisti VS la Silvia giornalaia


Che non ci si può assentare una settimana (bella bella la Grecia) che succede il patatrak.

Silvia Bencivelli, da qui in poi "la Silvia" (giornalaia per i più casti), ha avuto la malsana idea di scrivere di Scienza si, ma su un quotidiano nazionale e, non contenta, ha voluto trattare uno di quegli argomenti che... "ma te la vai proprio a cercare" [cit]: le scie chimiche.

Ora, io seguo il blog della Silvia da un po' (non sempre capisco tutto, ma questo per me è normale) perché è brava, ma brava davvero. Chiara, precisa e puntuale sugli argomenti trattati e poi scrive come mangia, quindi è un vero piacere leggerla. Ma soprattutto è una tosta al punto giusto quando c'è da bacchettare chi lo merita e coriacea quando c'è da difendere (il difendibile); insomma, una che non te le manda a dire, nonostante il suo aspetto e la sua faccetta dolce e innocente.

Dicevo della malsana idea che lei definisce ironicamente: "esperimento sociale dal nome parla di scie chimiche su un grande quotidiano e vedi quello che succede".
E che succede, cara la Silvia? Succede che tu vai a stuzzicare il cane che dorme dappertutto tranne che sui quotidiani e sui social. E si perché qui da noi (la chiamano Italia), sei libero/a di parlare di quello che vuoi si, ma in casa tua, che se lo fai dove si raggruppano i figli delle mamme, quelli si scatenano e vengon fuori per quelli che sono: coglioni stupidini all'ennesima potenza.

E poi dicono di me...



Chi è l'ignorantone che scrive inceneritori costruiti ad ok intendendo dire “ad hoc”? (ho saputo che è stato scritto in un gruppo “scientifico” di FB).
Comincio a capire come deve sentirsi la nostra AD quando legge certi testi... Ogni tanto si lamenta degli errori che al giorno d'oggi si diffondono sempre di più nello scrivere (anch'io ho trovato diversi si schernì per si schermì, e anche “un calciatore, uno schernitore”) oltre a quelli di cui ha parlato in un post, per esempio l'uso dell'apostrofo dove non ci va ma anche il non uso dove ci va, anche da parte di "insospettabili"!
Qualche piccolo esempio preso dal Web (niente paura, Juhan, non intendo copiare il tuo “Cose viste nel Web”!)
   Semmai, è qualcun'altro che ha sempre voluto dire 
   un'impressionante vantaggio politico 
   Un estasi di profumi 
   per un’altro capitolo del Carnevale della Fisica! 
   stai seguendo un'evento?
   volevo metterlo su un'altro post
   e per'altro senza i requisiti 
   aveva un'altro senso! 
   un arnia eolica!
   
 Ma nel mio piccolo anch'io ho notato che si diffonde sempre di più la confusione tra apostrofi e accenti, che oltretutto vengono sparpagliati qua e là senza motivo o eliminati spietatamente.
A volte io non ci faccio caso e scrivo un pò invece di un po' e Bruna mi sgrida, ma questi altri sono casi gravi (errori reali, copiati da Internet):
  Ce gente che ancora non è partita 
  e c'è ne sono 
  il governo... c'è lo tenga nascosto 
  centra pure Formigoni
  (c'entrati più che altro sull'autismo) 
 c'è lo siamo gustato veramente

 Insomma, si confonde sempre di più c'è con ce.

 Un'altra abitudine che sta prendendo piede è il raddoppio di una consonante, legando una congiunzione o una preposizione alla parola successiva. Anch'io, come Bruna, scrivo vabbè (sarebbe più giusto vabbe', lo so) ma una volta era praticamente l'unico caso, ora quasi tutti scrivono apparte (a parte), affianco (a fianco), ebbasta (e basta), apposto (a posto) eccetera. Perfino Bruna da qualche tempo scrive eggià! Questo è un peccato veniale, solamente si trasferisce alla scrittura la pronuncia raddoppiata della consonante, cosa  prevista dalla lingua italiana.

 Ma sapete qual è la cosa che ho notato da qualche tempo, diciamo pochi mesi, e non riesco a capirne l'origine? L'abitudine di eliminare da una frase un articolo o una preposizione o una congiunzione: si può facilmente immaginare quale sia la praticella mancante, il discorso fila, è comprensibile, ma perchè mai si sta diffondendo questa moda?
Anche qui faccio degli esempi copiati pari pari, metto tra parentesi la parolina mancante, non scritta dall'autore della frase:
fortissima simpatia (per) ogni possibile cazzabubbolo digitale
 sorta (di) crepe/brigidino croccante
Questa fibra serve anche a ridurre gli attacchi (di) fame
 Famoso per gli alberi spettacolari (che) crescono fuori delle sue rovine
ci sono strutture all'interno dei testicoli (che) sono in grado di agganciare
sul tuo ultimo acquisto informatico di cui mi importa (una) sega.
 il paiolo della polenta continuava (a) sobbollire lentamente
sono stati imbottiti (di) medicinali inutili (questo l'ha scritto Bruna!) eccetera

Intendo dire, a tutti può capitare per la fretta di  saltare  tralasciare (vedi AD, sto cercando di usare le parole più adatte come sempre predichi) una parola o di fare errori digitando soprattutto con il cellulare, o scrivendo di fretta un commento, ma vari di questi esempi li ho letti su blog che si suppone vengano riletti e corretti prima di pubblicarli. Non parliamo poi di quello che si legge sui giornali!

Insomma tutto sommato io che sono l'ultima ruota del carro e considerato abbastanza ignorante cerco di stare attento quando scrivo, eppure vengo ripreso per ogni errore: e gli altri?

Cos'è?

Alle volte ci sono delle cose che se non te lo dicono proprio non riesci a vederle. Anche se dopo ti sembrano molto facili e ti chiedi come hai fatto a non pensarci. Dopo, prima no.
Proprio come quello che sto facendo ora (cioè sino a pochi minuti fa, sono in pausa) che --ma lo vedrete poi, volendo, sull'altro blog.

Per capirci ecco un esempio preso dal Web, c'è anche l'assoluzione (urbi et orbi, come piace a Vania De Luca):


Sperando che Marco Bruno abbia altro da fare, cosa rappresenta, secondo voi?
Un aiutino-ino-ino-ino che sono buono: la foto è stata fatta qualche sera fa, attorno alle 9-10, qui da me.
Poi a dire il vero me l'ero dimenticata, trovata cercando altro, sapete l'alzheimer e la serendipity giocano strani scherzi quando s'incontrano.

Cos'è che stavo dicendo? Ah sì, la soluzione a Pagina 46.


Nomi

Non so se interessa... A me sì e allora lo scrivo; poi vedremo.
L'altro giorno Bruna ha raccontato dei nomi spagnoli, bello.


Da allora sto pensando ai nostri, ecco, devo raccontarvi tutto, o almeno la prima parte, discorso lungo. Con rivoluzioni dentro, come vedrete.

Non ci sono più i nomi d'una volta, sigh! Non è nostalgia, c'è stata una profonda mutazione culturale, anzi più di una. diciamo dagli anni '50 del secolo scorso in poi.
Intanto il nome del bambino o della bambina erano obbligati: per primi venivano i nomi dei nonni e finiti quelli i padrini e le madrine. Questi ultimi si sceglievano con oculatezza tra quelli che non avevano figli ma roba, vassapereperché!
E per via dei padrini capitava che qualcuno si trovava con un nome per lo stato e un nome per tutto il resto, come il papà di una mia amica che si chiamava Giovanni ma sui documenti c'era scritto Lorenzo. Per i giovani che magari si stupiscono io che sono buono do subito la soluzione: il bambino doveva essere consegnato in comune e lì gli davi il nome. Nel frattempo preparavi per la festa del battesimo e se succedeva qualche contrattempo e dovevi cambiare padrino/madrina al prete gli davi il nome giusto, cioè quello del padrino/madrina. E quello restava.

Io e i miei fratelli abbiamo ancora i nomi vecchi, ma italianizzati. Già perché nella stessa epoca si è passati dal dire il nome in dialetto all'italiano, o quasi.
Discorso difficile e arzigogolato? No, dai, alcuni esempi chiariranno tutto.
Io mi chiamo Giovanni, che sarebbe Giovanni Battista. E quindi l'ho scampata da Batista (no, c'era ancora il nonno), Tista o, più probabilmente Tistin. I diminutivi erano comunissimi, per la ragione detta sopra e te lo portavi dietro per tutta la vita. Nino, come sono conosciuto, non viene da Giovannino ma da niño, il nonno era vissuto per parecchi anni in Argentina. La mamma pensava che Nino sarebbe stato molto meglio di Tistin, che secondo me non sarebbe stato male, bello quasi come Giu-an (Juhan, per me).
Giovanni, Giu-an, Giuanin era meno usato, probabilmente solo per quando Batista era già occupato. Il giuanin (o gianin) è il bruco della ciliegia, nasce a San Giovanni, festa di mezz'estate (all'inizio della stessa, se interessa ne parlo).
Francesco, nome molto comune in dialetto è/era Ceco, Cichin.
Giuseppe si diceva Giüsèp, Giüspin, Geppe e, recentemente, Beppe. In alternativa si poteva passare a Pinoto e Pinutin.
Do per scontato che la N è spesso nasale ma non sempre. E non so la regola e come rappresentarla.
Luigi faceva Lüiss, Vigio, Vigin. Qui capitava una cosa particolare: il Lüiss ritradotto in italiano diventava a volte Luvigi o, spesso, Luviggi perché c'è un problema di pronuncia anche della Ü che in qualche caso è più una ÜV (come il lüüv, lupo o, appunto Lüiss).
Mario è il maschile di Maria (davvero!) e non ha, per quel che ne so, diminutivi. E si dice come in italiano, come pure Carlo, dove però c'è Carlin.
Michele diventa Michel e Miclin, Pietro fa Pé, Per, Piero, Pierin.
Antonio era Tone, Tunin. Se c'è uno qualunque da tirare in ballo vai per Tone, modo di dire, nella traduzione si perde il senso, però pensate al tone, la tuta.
Bernardo era comune, come B'rnard, B'rnardin, Dino. Ma veniva usato anche per incapace, buono a nulla. Peggio ancora capitava a Vincenzo, Vincens che era offensivo (avete presente quello che dice "non ci ho mica scritto Enrico Letta!") per cui Censo, Censino.
Paolo ha tutta una storia: anticamente era Pau ma poi è diventato Paulo, Paulin.
Il re Vittorio ci ha regalato Vitorio, Vittorino (non so se è piemontese, come nome, come persona ne ho uno non troppo distante).
Matteo era Maté, Matelin, poi diventato Mateo (orrendo! (secondo me)).
Mio padre si chiamava Drè-in, Andrea, il suo padrino Drèia.


C'è ancora qualcuno che legge? Dubito, fortemente.
E pensare che: 1) non ho parlato dei nomi femminili, dove c'è la questione della A finale; 2) della fine del portare il nome (arnuminé). Cioè, se volete c'è roba per un'altra tirata.

venerdì 27 settembre 2013

E ora qualcosa di completamente differente (cit.)


Appunto.

OK, spiegazioni:
  • sono indaffarato su millemila cose;
  • la citazione del titolo mi piace davvero tanto, non credo serva citare la fonte;
  • un'altra citazione che adoro è questa: "lo stai facendo in modo completamente sbagliato", l'ho usata tante volte che non credo serva la fonte;
  • la foto secondo me è bellissima, secondo me, usata anche per una pubblicità nel passato.
Visto che non ho detto niente della Banda di Silvio e di Guido Barilla?

giovedì 26 settembre 2013

Nomenklatura




No, niente a che fare con la номенклатура della defunta Unione Sovietica... Lo dico subito ad uso dei tapini che googlando finiscano su questo post, con gran delusione loro.

Il fatto è che da qualche tempo sono abbastanza assente da queste pagine. Lo so, non ve ne eravate neppure accorti, ma vi assicuro che è così. Il mio motivo è lo stesso per cui non vi siete accorti della mia sparizione. Diamine, con il diluvio di stupendi e interessantissimi post che da qualche tempo inonda il Tamburo, io stessa ho preferito rimanere da parte e godermi lo spettacolo. Come si dice “just relax and enjoy!”

Poi magari ho avuto anche qualche attimo di sconforto al pensiero che con tali e tanti collaboratori nel nostro team io ormai risulto un po' superflua, lo stavo dicendo appunto a Juhan tempo fa...
Bah, non pensiamoci.

Perché Juhan si rassicuri e per non lasciar passare ancora molto tempo senza farmi viva, approfittando del fatto che i nostri giovyni in questi giorni sono occupati altrove, oggi vi voglio parlare dei nomi spagnoli, in parte sono coincidenti con quelli italiani, certo, ma alcuni...

Se leggete un romanzo ambientato in Spagna di un autore non spagnolo, sicuramente vi imbatterete in Pilar, Dolores, Mercedes, così come in José, Manuel/Manolo, fors'anche Javier, ma spesso gli scrittori spagnoli attingono per i loro personaggi a un pozzo diverso.

I nomi femminili, come è ovvio in una nazione formalmente molto cattolica (*), sono spesso ispirati al culto della Madonna e alla tradizione masochistica connessa con la visione spagnola della religione, mentre i nomi maschili godono di maggior libertà.

Ecco un esempio di alcuni nomi femminili.
C'è il gruppo del masochismo:
Soledad (Solitudine)
Dolores (Dolori)
Angustias (Angustie)
Olvido (Oblio)
Cruz (Croce)
Martirio

per fortuna bilanciato da attributi positivi:
Pilar vuol dire null'altro che Pilastro, evidentemente attribuito alla figura mariana
Consuelo (consolazione)
Remedios (Rimedi)
Amparo (Protezione)
Caridad (Carità)
Socorro (Soccorso, Aiuto)
Refugio
Paz (Pace)
Luz (Luce)
Felicidad
Fortuna
Piedad (Pietà)


Un altro gruppo fa riferimento a santuari o luoghi sacri

santuario di Montserrat 
Belén (Betlemme e anche per traslato Presepio)
Nazaret (anche nome maschile)
Montserrat           (santuario)
Lourdes                     “
Loreto                       “
Fátima                       “
Guadalupe                 “
Rocío (Rugiada)       “
Almudena                 “
Nieves (Nevi)           “
Macarena
Loyola
Covadonga (località asturiana, teatro di una battaglia tra Mori e Cristiani)



Poi ci sono nomi come Candela [poiché la candela in spagnolo si chiama vela, probabilmente il nome deriva da Candelaria (Candelora) altro nome molto usato qui in Canarias, essendo la Virgen de Candelaria la patrona dell'archipelago], Dulce {Nombre de María} (Dolce Nome di Maria), Adoración, Natividad, Sagrario, Concepción, Araceli, Milagros (Miracoli), Trinidad o Rosario, che in generale è un nome femminile, non maschile come in Italia, ma può essere usato per entrambi i sessi

Ora sono di moda altri nomi: Noelia, Nuria, Yurena, Yaiza, Ainhoa, Estíbaliz, ecc., ha fatto il suo tempo Soraya, totalmente dimenticati Otilia, Evelia...





Conosco una ragazzina che si chiama María Goretti (detta in famiglia Goretti).

Del resto, esiste il corrispettivo maschile: Vicente Ferrer, nome e cognome di un santo quattrocentesco. È esistito fino a pochi anni fa anche un Vicente Ferrer Moncho (attualmente gli spagnoli usano il cognome del padre seguito da quello della madre), famoso missionario e filantropo gesuita.
Probabilmente il nome glielo diedero approfittando del cognome paterno, ma ci sono anche persone che si chiamano V. F. + i 2 cognomi.


I nomi maschili sono un po' meno fantasiosi, in generale.
Frequentemente sono uguali a quelli italiani: Mario, Alberto, Sergio... A volte differiscono di poco: Carlos, Andreas (Andrea è nome femminile), Darío, Alejandro, Álvaro, Eduardo, Marcos, Pablo...

Alcuni sono ispirati a personaggi biblici:
Aarón (Aronne), Ismael, Adán (Adamo), Joel, Jesús (nome molto diffuso, anche al femminile come María Jesús), Lázaro ecc.

Poi, chiaro, ci sono nomi ormai fuori moda come Fulgencio, Abilio, Rogelio, Evadio mentre tra i nomi “emergenti” troviamo Aitor, Rubén, Iker, Adonai.

Ma uno che sicuramente nessuno di voi ha mai sentito  è Zebenzui (l'accento sulla u): ne ho conosciuti almeno quattro!



(*) dico formalmente, perché in realtà la devozione degli spagnoli assomiglia nei fatti più a pratiche idolatre, con fulcro nella venerazione/adorazione della figura della Madonna, ripresa  pari pari dall'antico culto di Venere/Diana/Vesta/Istar ecc. Visitando chiese spagnole, perlomeno qui in Canarias, vi stupirete di vedere statue della Vergine sull'altare maggiore, luogo riservato
altrove al Cristo in croce...

mercoledì 25 settembre 2013

La Notte dei Ricercatori

Cosa fate venerdì sera? Ho una proposta fantabulosa (assay!) per tutti voi, grandi e (soprattutto) in procinto di diventarlo, questa:


OK, questa è l'immagine per Torino ma c'è in tantissime città. Anche perché è una cosa europea, non di quelle che "ce lo impone l'Europa" dei berluscati & affini (Padagna compresa), ma di quelle che ci indicano una direzione se nell'Europa vogliamo restare.


Per saperne di più fate una googlata per notte dei ricecatori 2013, viene fuori qualcosa così:


Ecco, fatto. Cioè fatta la comunicazione con un po' di anticipo, prima che qualcuno cominciasse a organizzare per la discoteca.
E poi domani sono senza luce e devono fare manutenzione anche per il telefono (questo da una decina di giorni ma metti che lo fanno davvero).

Avvisaty nèh! (cit.).
(o si deve dire avvisaties?) (cit.).

martedì 24 settembre 2013

Carlin e la casa nuova

 Adesso vi racconto di un giovane imprenditore, uno di quelli che ce l'hanno fatta, Carlin. Che in italiano sarebbe Carletto per via che Carlo era il nonno e per distinguerli lui ha sempre avuto quel diminutivo, per quasi trent'anni. E adesso continua, lo conoscono tutti così.

Il nonno di Carlin faceva il contadino, 30 giornate (12 ettari) nella cintura di Torino, prati per le vacche e grano. Il figlio invece si è trovato un posto in comune, dopo il lavoro aiutava nell'azienda ma non era più un contadino. La figlia invece è sposata in un paese vicino.


Carlin da piccolo era sempre dai nonni che nella cascina c'era posto e tante possibilità di giocare. Poco per volta i nonni hanno dato in affitto quasi tutto il terreno, un po' l'hanno anche venduto, fabbricabile.
Intanto Carlin andava a scuola, male. Nel senso che non gli piaceva, stare chiuso tutto il giorno senza far niente, senza fare soldi. Insomma la scuola l'ha abbandonata appena ha potuto e per tre anni ha fatto il letricista (da uno padano DOC che lavora male che non avete idea ma se parlo di lui vado fuori tema). A Carlin piaceva: imparava tante cose, trattare con la gente, parlare piemontese, non farsi mettere i piedi in testa, anzi potendo... Ma non era la sua ditta, e oltre al padrone c'era anche suo figlio che aveva il vizio di comandare troppo. Mica puoi fare quello tutta la vita, anche perché lui adesso aveva la fidanzata seria.
Viene fuori così l'idea di tornare a coltivare la terra, come il nonno che adesso davvero non ce la faceva più. Solo che terra non se ne trova, e sua ce n'è davvero poca, neanche tre giornate. Allora, idea, faccio l'orto e vendo direttamente dal produttore al consumatore, km 0 come dice la Coldiretti!
 
 Tutti d'accordo, i genitori un po' di soldi da parte ce li hanno, poi fanno propaganda, "venite da Carlin", c'è anche qualche pensionato che da una mano, non puoi pretendere ma è gratis. E la fidanzata che sta facendo la tesi a Economia può aiutare anche lei, e compila i moduli delle pratiche.
Insomma l'insalata, i pomodori, le patate, le zucchine, tutto, tira.

Adesso (in realtà è quasi finito ma io l'ho saputo solo il mese scorso) Carlin ha deciso che per gli attrezzi (trattorino, fresa, motozappa e tutto il resto) è scomoda la casa che era dei nonni e ha messo su un capannone. E una parte del capannone la sta predisponendo per gli uffici, per le pratiche e la contabilità un posto così ci vuole.

Che poi se li fai un po' più spaziosi diventa anche la casa, molto più comoda che andare e venire ogni giorno dal paese vicino, 5 km. Già perché io non ve l'ho ancora detto ma nel frattempo Carlin si è sposato e lui e la moglie (quella che era la fidanzata) sono andati a abitare nella casa vecchia di lei. Cioè hanno aggiustato un pezzo della casa rimasta vuota quando i genitori di lei (contadini in pensione, lei è figlia unica) si sono fatti la villetta nuova, poco distante dalla casa vecchia.


Attenzione che arrivo al dunque, entro in gioco io. Siccome sono poco pratico di usi e costumi padagni ho avuto l'ardire di chiedere a Carlin: "Ma puoi farti la casa lì? Sei a posto?" Sapete che sono anziano e anche un po' così e Carlin mi ha risposto gentilmente "Il primo condono metto a posto tutto".
"Guarda che la banda Silvio & eredi Tremonti quando faranno un condono sarà finanziario..."
"Anche quello ma vuoi che non ne fanno uno edilizio? dai!"
"E sì, temo proprio di sì"
"Piuttosto non sai di qualcuno bravo che abbia voglia di lavorare, si dice che c'è crisi ma io non riesco a trovare nessuno, provano e se ne vanno".

questo va bene su tutto, come l'argento

E, oltre ai condoni, qualcuno mi spiega come fai a mettere una tassa sulla casa (ICI, IMU, TARES, chiamatela come volete). Gente come Carlin si troverebbe a pagare 'na s-ciüpatà.
Meno male che Silvio c'è! E Brunetta, ganzo il piccoletto.

lunedì 23 settembre 2013

Trovato su G+

Il nostro AD e i lettori di lunga data ricorderanno senz'altro il periodo, tanto tempo fa, quando eravamo subissati (OK, una o due alla settimana) dalle richieste di dove si potevano comprare le scarpe di Hello Kitty.

Io sono timido e certe cose non mi oso chiederle; anche perché poi non potrei usarle personalmente, sempre che non ce ne sia anche una versione maschile, senza tacchi che non sono abituato. Sto parlando di una meravigliosa meraviglia trovata su G+, da Tom Brydon che ho subito aggiunto alla lista degli amici di G+.
Cioè no, si può dire amico di Fèisbukk ma non (almeno per quanto ne so) amico di G+. Vero anche che a me nessuno dice mai niente (auto-cit.).

E siccome la settimana scorsa ho scoperto l'allettamento (o allattamento? l'embed insomma) adesso lo faccio, Tom è uno davvero interessante.
Dai tutti da Tom su G+:

E, carenza qui e relativa lamentela: mancano info biografiche. Roba che secondo me è importantissima, non puoi definire amico qualcuno di cui non sai niente, neanche da dove viene.

Come dicevo ieri alla mia amica D*** (posso considerarti amica di G+, vero?) che mi ha solo detto che il suo amico interessantissimo e versatile quanto lei è armeno. Adesso devo indagare sugli armeni, prima o poi lo trovo. Sono arrivato a Aznavour, Շահնուր Վաղինակ Ազնավուրեան.

Ah, per intanto di Tom c'è anche questo:


domenica 22 settembre 2013

Lisp (cont.)


OK, abbiamo visto le liste e il modo di valutarle. E quello che non è una lista è un atomo, così:


Ma abbiamo bisogno di poter fare qualcosa con i risultati, tipo assegnarli a una variabile.
Sì, si può fare ma dobbiamo tener conto che l'interprete valuta tutto quello che gli dai. E poi non passiamo usare il simbolo = per via che fa la valutazione se due espressioni sono uguali, come dice il nome stesso.

È ora di introdurre un po' di roba, poca, mica come i linguaggi normali, il Lisp è super!

set setta una variabile a un valore:

(set x 8)
(set y (+ 12 20 10))
ma c'è un problema: quando l'interprete vede i simboli x e y tenta di valutarli e ci da errore


Atz! No, dai basta proteggerli. In italiano non funziona tanto bene ma si usa dire che si quotano, così:


OK, funziona ma dobbiamo scrivere ogni volta (quote nome_della_variabile)?
No, esiste una scorciatoia, setq:


A dire il vero setq ha un fratello setf. Con la versione che uso (newLISP) sono la stessa cosa, con altre versioni più seriose no: setq è una forma speciale, setf una macro, cosa che al momento trascuriamo.

Bella la storia di setq che quota la variabile!
Sì ma non la useremo quasi mai, c'è una scorciatoia...
Ma se era già quella una scorciatoia?
Ecco, è una scorciatoia della scorciatoia, questa:


OK, comincio a vedere dove vuoi arrivare, anzi adesso provo:


Pheego!
E hai notato che quando ci sono più valutazioni il Lisp restituisce sempre l'ultima?
Sì, nel set multiplo.

Ancora due o tre cose e poi sai tutto sul Lisp (quasy tutto).
Per costruire le liste usiamo cons:


Allora, vediamo se ho capito:
cons construisce una lista; () è la lista vuota ed è una lista come le altre; cons ha due parametri: un atomo e una lista;
se hai una lista ben formata (il primo elemento è un operatore gli altri dati) puoi evalutarla con eval.

Sì, ma c'è ancora una cosa: se la lista è solo fatta di dati puoi applycarle l'operatore, così:


Hmmm...
Beh da pensarci su un po', Ankh-Morpork non è stata costruita in un giorno (cit.).
E, quasi dismenticavo: newLISP è piccolo, free, c'è per Windows, lo trovi qui: newlisp.org.

sabato 21 settembre 2013

Cose (di Scienza) dal Web #10


Perché non riesci a crederci? È scienza!

[...] Quanto sta accadendo in Italia nei confronti della scienza, dall’incredibile autorizzazione alla sperimentazione del metodo Stamina alla votazione sulla normativa anti OGM (per un elenco esaustivo potete leggere il post del direttore), mi ha fatto tornare in mente un curioso esperimento condotto nel 1954 dallo psicologo Leon Festinger. Festinger si era unito ai Seekers, una setta di Chicago, creata da una transfuga dei Dianetics che affermava di comunicare con gli alieni. La leader del gruppo, Dorothy Martin, aveva profetizzato la fine del mondo per la notte del 21 dicembre di quell’anno. Solo i seguaci della setta sarebbero stati salvati e trasportati su astronavi aliene verso un mondo migliore. I Seekers ci credevano fermamente, tanto che molti vendettero le loro proprietà e si licenziarono, aspettando tutti insieme il trasporto stellare che, ovviamente, non avvenne. Festinger era lì con loro, con l’intento di comprendere che cosa accade quando si dimostra a un individuo, con prove concrete, che ciò in cui crede è falso. [...]

Suggerimento tubico

che riguarda anche te, anzi tutti voi, e anche noi.
Atz! persa con la traduzione, roba che viene voglia di rifarlo in lingua originale, su At the Mended Drum, oggià!


L'ottimo Leonardo (vedi che conviene investire sui giovani? Leo rockz come Marco, adesso dico all'AD che dobbiamo cercare di adescarne altri) posta la Bohemian Gravity! che, giustamente, fa faville (le splüe). E davvero stavo meditando di postarla io, era davvero una buona idea: QED.

Allora a proposito del nostro tubo, tuo tubo, vostro tubo, quello lì 'nsomma: prendiamo un video e postiamolo. Andrebbe bene qualunque video per questo spiegone ma perché accontentarci? eccone uno super:


OK, sì, sigh! di quando ero giovane, allora non c'era il Web...

OK, basta divagare, dicevamo: non vi sembra un po' piccolo? mica siamo sull'aiFon, almeno non tutti, Dai!

Yeah! si può fare, così:


Il trucco è semplice: lo carichi nel solito modo poi vai in modalità HTML e dove trovi

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correggi i numeri, così:

embed width="480" height="400"

Fatto. Non è meglio? E verrebbe bene anche se non ci fosse Françoise.

Certo che se c'è è meglio: lei è über; chissà se accetterebbe di collaborare al blog? Potremmo anche fare Au Tambour Rafistolé, s'elle veut. Che ne pensa l'AD?

venerdì 20 settembre 2013

Piccola enigmistica - 5



Un altro appuntamento con i giochetti del Tamburo.  I solutori più smaliziati sicuramente li troveranno molto semplici, ma ho visto che perfino tra i collaboratori (non so tra i lettori "esterni") c'è chi trova questi giochi già abbastanza difficili.

Oggi vi presento la Sciarada.
È un gioco molto antico. Consiste nel trovare due o più parole che unite una di seguito all'altra ne formino un'altra o, divise opportunamente, una intera frase. Ogni possibile combinazione di parole a quest'ora è stata già provata da qualcuno, per cui ogni creatore può solo sbizzarrirsi con le definizioni.

Faccio un esempio mio, semplicissimo:

Sciarada...autoreferenziale (4+4=8)
 La lascia la nave,
 la lascia la nave,
è un facile gioco.


 a soluzione è SCIA+RADA=SCIARADA

In genere gli autori di enigmi sono certamente tutti più bravi di me (e firmano sempre le loro opere): compongono dei veri piccoli capolavori in versi, di solito un verso per ogni parola chiave, ma i più belli sono formati da distici che rappresentano autentici indovinelli: in pratica si devono risolvere due o più indovinelli per ottenere l'intero ovvero la parola o frase risultante.

Per esempio questa bella sciarada, tratta da "Harry Potter e il Calice di Fuoco", di J. K. Rowling:

frase (1+4+6=11)

 La mia prima è la terza di passione,
 e tre ne vuole la sottomissione,
 la seconda è colei che, amica o amante
 del cuore è la compagna costante;
 la terza è un albero dalla chioma folta,
 nobile ramo di foresta incolta.
 Ora unisci le tre e dimmi, o tu, viandante:
 nero, sporco e ripugnante,
 veramente baciarlo è cosa grama,
 sai ora dirmi come esso si chiama?

L'ho trovata su Wikipedia, e prima di proporvela ho dovuto ovviamente risolverla (nella Wiki  non indicavano la lunghezza dei vari termini né la soluzione)

Ed ora due piccole Sciarade gemellate (definizione mia, come il gioco). Sono gemellate in quanto il primo termine è uguale in entrambe.

              non ti lasciar ingannare (2+5=7)                    
aspetta un po'...
la bellezza di quella“maggiorata”   
è tutta apparenza

       non comprare ora quel testo costoso (2+5=7)
aspetta un po'... 
il dotto
te lo presta    


La Sciarada alterna invece somma le parole... a pezzi: per questo definisce le lettere delle parole iniziali (2 o 3) con delle X o Y o Z e mostra come devono essere alternate.

Un esempio da Domenica Quiz (autore Simon Mago)

gli Stati Uniti    (XXXYYYXY)                                        

Seppero far la parte
egregiamente...
e dare, con la grana,
birra a tutti...
ma causa lo scoppiar
di tempi brutti,
gli Stati Uniti
ora non son più quelli

La soluzione:  DIVI orzo   DIVorzIo                    


E per finire vi introduco ai misteri della Sciarada con biscarto centrale detta anche Cerniera (con un esempio mio): la prima parola termina con lo stesso gruppo di lettere con cui inizia la seconda, la soluzione è data dalle lettere residue una volta scartati questi due gruppi uguali. Il numero di lettere che compone tali scarti si evince  dal numero riguardante la soluzione:

fa' un salto fino al supermercato! (5+6=5)
un complemento di moto 
vale le provviste 
da mettere in tavola 

Ho notato una certa impazienza nell'attesa delle soluzioni, per cui prometto che fra 3 giorni  le troverete alla Pagina 46. Ma prima cercate di risolvere da soli!

Buon divertimento.



Bohemian Gravity!

Cari lettori del Tamburo, c'è un simpatico video (da vedere assolutamente) che vorrei segnalarvi.
Trattasi di una rivisitazione della celebre e meravigliosa Bohemian Rhapsody dei Queen, una rivisitazione davvero particolare, visto che il testo che ascolterete non sarà quello originale bensì una vera e propria spiegazione in musica di teoria delle stringhe, meccanica quantistica e gravitazione!
Si chiama "Bohemian Gravity" e l'ha realizzata un giovane e brillante fisico, Timothy Blais, sul proprio canale youtube.
Buona visione:


Alla prossima!

giovedì 19 settembre 2013

Lisp


Avvertimento
: è ultra semplificato, solo per rendere l'idea, senza tradire lo spirito della cosa. Poi chi vuole approfondisce e vede le parti noiose che ho tagliato.

Adesso vi racconto di una cosa che faccio spesso con il computer. Ed è una di quelle che faccio perché sono vecchio e si possono fare solo con il computer vero, non con tablet, smartphone e quelle robe lì che usate voi adesso.
È una cosa molto vecchia, ecco la storia.

L'idea meravigliosa riguardo al computer è che questo non è costruito per un compito specifico, anzi è una macchina universale.
E fa quello che gli dici. O meglio quello che riesci a dirgli.
Il problema è proprio questo: dirglielo. Inizialmente si era pensato a interruttori, pulsanti e cose simili, poi a codifiche come quelle dei matematici ma infine si è arrivati a copiare la tastiera della macchina per scrivere.
Ma anche lì si usava un insieme (visto che non ho detto set?) di istruzioni molto primitive, tipo

metti questo numero nel registro (cella) AX
prendi quest'altro
fai la somma con quello in AX
dimmi cosa c'è in RX
(sappiamo che il risultato lo mette sempre lì)


e così via, l'Assembler.
Poi John disse: "Ma se gli insegnassimo un linguaggio simile a come i matematici trattano le loro formule, per dire:

I = 8
J = 12
K = I + J
PRINT K


non sarebbe più facile?".
"Sai che è un'idea, dai facciamolo", rispose il signor IBM e in men che non si dica (non tanto immediatamente in realtà) ecco il Fortran.

"State facendo tutto sbagliato!" disse John (un altro, non quello di prima, quello che adesso chiameremo JMC).

Io ho passato anni con il Fortran, quello del primo John, chiamiamolo JB, ma l'idea di JMC mi ha sempre affascinato, tanto che provo a raccontarvela.

Con il Fortran dobbiamo esaminare le istruzioni per tokenizzarle (ahemm) in numeri e operatori. Non sarebbe più semplice se questo potesse essere automatico? Se io scrivessi:

(+ 8 12)

Sarebbe immediatamente evidente che l'operatore è il primo elemento della lista, chiamiamolo CAR e gli altri sono i dati da applicare a questo operatore. E il metodo sarebbe anche più generale, nulla vieta di scrivere:

(+ 8 12 4)

E il risultato sarebbe restituito dalla valutazione della lista.
Ah! posso avere liste dentro la lista, basta che comincio la valutazione da quelle nestificate (annidate JMC, si dice annidate).
Cioè parto con

(+ (+ 3 5) (+ 2 6 4) (- 7 3))

e calcolando le tre liste interne ritorno a quelle di prima.

"Ma dici che potrebbe funzionare questa roba?" chiese il signor IBM che aveva visto che bighellonare tra quelli poteva tornare utile.
"Guarda qui", dissero Steve, Timothy e Mike, della squadra di JMC.


"Roba da matt!" disse il signor IBM, "lo compro, finitelo, subito! Parlo io con il preside" perché quelli avrebbero dovuto insegnare la matematica a scuola.
"Roba da matt!" disse JB che insegnava nella stessa scuola, "Non funzionerà mai!".

Ecco, non so se ho reso l'idea. Continuo?

Aaarrrggghhhh!

Oggi 19 settembre grande festa: l'International Talk Like a Pirate Day!

Tutti dovrebbero partecipare, ecco l'orsacchiotto

Questa invece è la gente comune, quella che incontri per strada tutti i giorni

Lo sapete vero che i pirati sono i prediletti di Sua Pastosità
(sempre sia condito, RAmen)?
Eccolo mentre concsegna al cap. Mosey i Condimenti


Cazza la randa!

mercoledì 18 settembre 2013

Del più e del meno


Oggi ho passato due ore abbondanti in sala attesa dal medico. Niente di grave, anzi niente che meriti di essere raccontato, tutto OK, solo qualche noia di stagione (d'estate c'è l'otite, d'autunno --vedremo).
Ma è interessante la fauna che trovi, adesso vi racconto.
Tutte donne, di una certa età, tutte che parlano delle malattie loro e dei familiari. Sono molte di più di quanto potete immaginarvi. E devono avere anche loro problemi d'udito, otite per tutte?

Poi arriva E. andavamo a scuola assieme alle elementari. Lui era un po' più vecchio di me ma la scuola gli piaceva talmente tanto che faceva sempre il bis. Adesso deve rinnovare la patente e deve fare la visita per . Siccome non gli do retta (nessuno gli da retta in realtà) esce, torna con due giornali:

OK, normale, ordinaria amministrazione; ma non legge quello, comincia con quest'altro, clamoroso:


Lo legge tutto, di seguito. OK, contento lui...

Poi arrivano due signore di mezza età, bisbigliano in italiano e si siedono vicino a me; curiosità ma niente, c'è troppo rumore di fondo, non sapremo mai di cosa stavano parlando. Uh! ne arriva una terza, sciccosa, giovane e si unisce al gruppetto:
"Racconta cos'è successo?"
"Niente mi hanno scippato la borsa..."
"Ma dimmi te! che tempi! una non può più andare in giro che..."
"E dentro c'era l'iPhone nuovo"
"..."
"L'ho subito bloccato, che sai che..."
In quella parte la musichetta bimbaminkia e tira fuori il nuovissimo iPhone. Giusto in tempo che arriva un'altra giovincella che ha notizie freschissime:
"Luca ha rischiato grosso, se devi avere un incidente faresti bene a averlo vicino a Torino che altrimenti ti portano a Pinerolo"
"Uh, racconta..."
"E adesso dov'è?"
"Niente di grave, spero"

Atz! il mio turno. Adesso cerco di contattare qualcuna di quelle arrivate dopo e mi faccio raccontare; mica posso rimanere sempre all'oscuro di tutto!