sabato 5 aprile 2014

Resoconto - 2



La mattina dopo, sfidando il vento, siamo ripartiti alla ventura.

Per prima cosa ci siamo fermati alla Fundación César Manrique, a Tahiche. A differenza delle attrazioni turistiche visitate il giorno prima, di proprietà pubblica (Cabildo ecc.),  si tratta di una proprietà privata, appartenente alla F.C.M., così come la casa privata dell'artista, che non abbiamo visitato.

È stata costruita in una zona di colata lavica, un po' come los Jameos del Agua. Qui los jameos sono più piccoli, in ognuno è stata ricavata una accogliente stanza di soggiorno (ne ho contate quattro, ognuna arredata con colori diversi, al centro una pianta che cerca la luce), più un altro in cui è stata organizzata una piscina sullo stile di quella de los Jameos, in piccolo. Questo per la parte sotterranea, mentre  al piano superiore c'è un vero e proprio piccolo museo, sia di opere di Manrique sia di altri artisti da lui collezionati (es. disegni di Picasso).

dal pianterreno, uno sguardo dentro un jameo
piccola piscina in un jameo
questa l'ho vista dal vero al Puerto de la Cruz, sono tipiche di Manrique queste sculture che girano col vento

una pianta cerca la luce attraverso l'apertura
salottino bianco
salottino rosso
solo a stento si indovinano, lassù lassù, alcune papaie
Qui ho avuto modo di firmare la petizione contro le prospezioni petrolifere in acque canarie, ulteriore crimine perpetrato dalle multinazionali.

Successivamente abbiamo visitato la Casa-Museo del Campesino (contadino) con l'imponente Monumento alla Fecondità (15 metri di altezza), il museo consiste in  un grande locale sotterraneo adibito a ristorante e al piano superiore le installazioni di varie salette di esposizione di attrezzi  e artigianato tradizionale.





Nella piazza del centro ci sono alcune statue che rappresentano scimmie, non sono riuscita a trovarne una spiegazione, ma ossevandole ci è parso di capire che rappresentano la trasmissione dei conoscimenti sull'agricoltura da parte di un umano (foto mancante, mi spiace) alle scimmie, spero proprio che non siano un'allegoria dell'arrivo alle Canarie degli Spagnoli e susseguente "sgrezzamento" degli aborigeni guanches!







macina per cereali 


particolare della macina
questa è più spartana
Ecco, proprio qui è accaduto il fattaccio per cui vi ho chiesto consiglio l'altro giorno: pensavo, sulla base dell'esperienza, che la carica completa della batteria della fotocamera fosse sufficiente per i due giorni di viaggio, invece non avevo fatto i conti con l'uso smodato che ne ho fatto... insomma, dopo 261 tra foto e filmini, la batteria si è esaurita e sono rimasta "a piedi". Ho provato a fare qualche foto con il cellulare, ma era la mia prima volta e non son venute affatto bene: lo schermo era abbastanza illeggibile alla luce del sole, non so come si faccia a mettere a fuoco se non con l'automatico, e vi confesso che sono perfino riuscita a coprire parzialmente l'obiettivo con il dito, tutto un record di imbranataggine, via!

Questo è il risultato, non ridete:

volevo fare la panoramica delle statue delle scimmie...
artigiani al lavoro
Ormai rassegnati a non fotografare più nulla, siamo andati a visitare  las Montañas del Fuego, dei suoi 174 Km2 fa parte il Parque Nacional de Timanfaya, zona protetta di 51 km2: è una zona vulcanica abbastanza recente, risultante dalle eruzioni del settembre e ottobre 1730 e fino al 1736, "rinfrescate" poi nel 1824.A differenza del Parco nazionale del Teide, non è permesso girare nel Parco di Timanfaya da soli, neppure in auto. Ci sono i giri con il cammello (non fanno per noi!) localizzati in una zona meno abrupta scoscesa, nel parco vero e proprio occorre lasciare l'auto parcheggiata per fare il giro con l'apposito autobus con spiegazione in tre lingue: in alcuni punti veramente può spaventare, per  la ristrettezza della carreggiata, le curve e lo strapiombo sottostante...

Le foto vengono fatte tutte ovviamente attraverso i finestrini.


Tornati al parcheggio, abbiamo visitato il ristorante progettato da Manrique, circolare e tutto vetrate, costruito proprio sopra un piccolo vulcano che tuttora rilascia abbastanza calore da poter cuocere la carne sopra un suo sfiatatoio (vi assicuro, non riuscivo ad avvicinarmi di più...)

(neppure questa son riuscita a metterla a fuoco...)
Poi ci siamo diretti a Playa Blanca, cittadina eminentemente turistica, uguale a mille altre sparse per il pianeta, con il suo lungomare con bar e ristoranti con i tavolini all'aperto, boutiques e negozi di cianfrusaglie varie...
Lo spettacolo più interessante è stato l'attracco del ferry-boat da Fuerteventura, figuratevi!

Terzo ed ultimo giorno.
Dopo aver lasciato l'albergo con molta calma, siamo andati ad Arrecife anche per far passare il tempo in attesa del volo. Per quel che abbiamo visto, la città è carina, ha un grande viale di circonvallazione che ci ha ricordato Las Ramblas di Santa Cruz. Parcheggiato, siamo andati a vedere il lungomare, abbiam visto da fuori il Castillo de San Gabriel, cui si accede attraverso il passaggio antico, completo di ponte levatoio, o con un altro nuovo, carrabile.





















Lì vicino c'è il Charco de San Ginés, una specie di porticciolo interno costruito per salvaguardare le imbarcazioni, anche se poi in aggiunta c'è anche una scogliera semisommersa artificiale (non dimentichiamo che si tratta dell'Atlantico, non del Mediterraneo!)






Alla fine siamo andati al terminal (quello sbagliato! credevamo che l'altro fosse per le merci), restituita l'auto, corretto l'errore del terminal e via a casa dal nostro micio!



Certo, il nostro viaggetto è molto più simile a quelli di Juhan con la Sadem per andare a Torino che a quelli del nostro Enrico, che conosce mezza Asia e Africa.... ;-)


5 commenti:

  1. Sadem; c'è libertà per l'articolo: il (prevalente tra i senior) e la (d'obbligo per i teenager). Poi anch'io potrei raccontare di viaggi più lunghi (recentemente sono arrivato fino a Fossano) ma sono coperti dal segreto padano (o quello di adesso, aspettiamo a dopo le regionali per sapere come chiamarlo).
    Certo che Enrico...
    Però, potendo scegliere las Canarias, dove dopo un paio di bicchieri di vino locali scopri di parlare la loro lingua...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah, be', se è per la lingua, certo meglio Canarias che la Cina o il Vietnam! ;)

      Elimina
  2. prendete pure in giro, intanto io sono qui a casa che soffro. Ma mi sono stufato e tra un mesetto me ne vado in Sicilia per due settimane, alla faccia di chi mi vuol male! ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Raccontaci nèh! Io sono stato solo a Palermo ma se continuano a fare quello che facevano allora sarà completamente cambiata. Sempre che si sia ancora.

      Elimina