mercoledì 1 ottobre 2014

Raccontare di scienza

Nei primi anni del secolo, questo era chiaro a tutte le persone sufficientemente ragionevoli, cioè solo a Albert Einstein.
p.70 Carlo Rovelli, La realtà non è come ci appare.

Bella questa frase vero? Almeno a me piace tantissimo. E non vi dico a cosa si riferisce, leggete il libro e lo saprete. E mi ringrazierete perché è davvero bello. E mi sa che un giorno ne parlerò, tipo una recensione come si deve (tenendo conto dei miei limiti, ovviamente).


Ma non voglio parlare di quello, non solo. C'è 'na roba che non mi aspettavo proprio: l'ultimo post di Marco Delmastro, A chi è adatto "Particelle familiari"?

Lo so che lo avete già letto per cui la faccio breve: secondo me ha ragione Marco, Particelle Familiari per i bambini delle elementari (ma non si chiamano primarie adesso?) è troppo difficile. Naturalmente questa è solo la mia impressione, di vecchio fuori dal gioco.
Posso mettere in conto anche l'ambiente: i ragazzi ebraici sono senz'altro meno esposti alla mistica salvin-calderolica (dai, colpisce sono i locali qui della FWP (Former West Padagna)) o quelle affini del gasparripidiellismo, giovanardismo, moccismo,fabiovolismo, flaviaventismo, tamarrismo --OK, sono parecchie, troppe per elencarle qui.
Anche i commenti apparsi finora sul blog di Marco (quelli che ho letto) fanno sempre riferimento a persone più adulte. E capitano anche quelli della mia età, qualcuno che approccia la fisica per la prima volta (bravo Marco!).

Questo era quello che mi premeva evidenziare, spero che siamo tutti d'accordo. Perché altrimenti chi mi accusa di essere infantile (a volte con l'aggiunta "a volte", altre senza) avrebbe trovato una facile sponda. E autorevole. Vero che no? Vero? Nèh?
Ma ero partito da Rovelli. E vorrei tornarci un attimino per una considerazione ancora. Un confronto tra le Particelle e la Realtà, su un aspetto in cui risultano molto diversi: il linguaggio.
Non vuole essere una critica, solo una constatazione.
Marco attribuisce alla Signora delle Lettere la chiarezza della sua esposizione. Brava la Signora, scrive molto bene sul suo blog personale, consigliatissimo. E poi mica posso immaginarmi che Marco dica bugie, dai!
Il risultato si vede, il testo è leggibilissimo. bravi, tutti, compresi l'/gli editor di Laterza. Ma allora anche nel blog?
Per contro nel libro di Carlo mi capita di avere l'impressione di essere a una conferenza o una lezione introduttiva all'università (o al liceo, o in terza elementare). Non è negativo, anzi mi fa sentire partecipe (per finta, purtroppo). Mette anche una spruzzatina di formule, purtroppo non spiegate (ma come potrebbe).

E comunque sono diversi: i fisici non sono come le particelle di cui si occupano. Mi spiego: un elettrone non è distinguibile da un altro elettrone, anzi dice il Carlo c'è solo quando serve interagisce con qualcos'altro. Ecco i fisici no, sono persone; e come se non bastasse si diversificano specializzandosi: chi fa lo sperimentale chi il teorico. Ai primi servono macchine über-fanta-ultra-mega-plus (manca solo lambda) agli altri una lavagna e un gessetto, o carta e matita. Mystero che davvero mi piacerebbe qualcuno mi spiegasse è come si riescono a coordinare le migliaia giù al CERN, di nuovo penso agli indigeni locali di qui. Che per contro al teorico chiederebbero continuamente quando si mette finalmente a fare qualcosa: quanti paperi ha prodotto Peter Higgs? E quante copie hanno venduto?

OK, sentite, questo post è venuto molto diverso da come lo immaginavo. E anche molto più brutto e banale e sciocco. Non leggetelo. In futuro parlo d'altro.

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