domenica 2 luglio 2017

Povero piccolo!

In questi giorni, tutti lo sapete, c'è stata un'accesa polemica, su Facebook ma non solo, a proposito del bambino Charlie.
Per chi non ne sapesse nulla, qui  c'è un buon riepilogo dei fatti. Sono perfettamente d'accordo con Cavalli.
Mi chiedo però quanti dei commentatori a scapocchia che hanno scritto su Facebook si siano resi conto di tali fatti.
Per esempio (giuro!) c'è stato uno -mi spiace di non aver salvato la schermata- che asseriva che il bambino era nato sano e solo dopo due mesi si è ammalato (forse voleva insinuare che fosse la solita colpa dei soliti vaccini - hanno le spalle larghe!). Trattandosi di una malattia genetica è del tutto ovvio che il piccolo con quella malattia ci è nato, anche se i genitori e i medici se ne sono accorti solo dopo.
Comunque tutti (anche la perfida nera) si sono inteneriti pensando al piccolo bebé indifeso...

Vogliamo fare un'ipotesi azzardata? (in realtà impossibile, ma vediamola come una fiction story).

Mettiamo che i genitori fossero riusciti (non si sa come, vista la necessità del bambino di essere costantemente collegato alle macchine per sopravvivere) a portarlo con sé negli USA per tentare una terapia che già si sapeva a priori inefficace, ma fingiamo che lo fosse.
Allora, il bambino (che però aveva di fatto subíto danni cerebrali irreversibili dall'encefalopatia, quindi non sarebbe mai stato in grado né di riconoscere i genitori né di capire alcunché) "guarisce" a sufficienza da poter essere staccato dalle macchine che lo fanno respirare e lo nutrono.
A questo punto i genitori se lo possono portare a casa. A causa dei danni irreversibili già patiti, il bambino magari sarà sí in grado di respirare da sé e di essere nutrito in qualche modo dai genitori (con un biberon, con una sonda?), ma continuerà a non vedere e non parlare, forse però sarà in grado di manifestare dolore (il dolore che forse ha sempre sentito ma mai potuto esprimere).

Ovviamente dovrà essere accudito in tutto e per tutto, alla "felice" mamma sembrerà di giocare con una bambola ma di carne ed ossa, potrà nutrirla, cambiarle i pannolini, lavarla, stringerla tra le braccia... ma senza mai averne in risposta un sorriso, uno sguardo.
Ma un bambino, per quanto irrecuperabilmente malato sia, crescerà...
Avrà due anni, tre anni.. continuerà a non camminare, a non potersi alimentare da solo, non parlerà né comprenderà ciò che gli dicono, solamente crescerà (probabilmente poco) di dimensioni.
Poi avrà dieci anni, quindici... sempre isolato dal mondo a causa della sua grave insufficienza cerebrale e sensoriale... ma i suoi genitori continueranno ad assisterlo amorevolmente, a lavarlo, vestirlo, a cambiargli i pannolini, a volte un po' spazientiti perché quel pezzo di carne respirante impedisce loro di avere una vita, perfino di tentare di avere un figlio sano.
Di solito delle persone in queste condizioni si dice che sono dei "vegetali" ma non è esatto, è dimostrato che i vegetali comunicano tra di loro, sono in grado di riconoscere un pericolo e di averne paura, anche limitatamente di difendersi.
Passano gli anni, il tenero bebé diventa trentenne, quarantenne... sempre come una enorme bambola muta, sorda, indifferente all'amore dei genitori e al mondo. I genitori continuano ad accudirlo, con sempre maggiori difficoltà, certo, maneggiare un bebé di pochi chili non è come farlo con un adulto di decine di chili.

Comunque come ho detto tutta questa ipotesi è stata smentita a priori dai medici, il piccolo Charlie aveva di fronte a sé solo mesi, forse pochi anni, di respiri donati da una macchina e null'altro.

Non pensiate che io sia un mostro, ma se avessi avuto la sfortuna di quei genitori avrei accolto con sollievo la possibilità di metter fine a quella non-vita...
Non pensiate neppure che auspichi eutanasia per tutti i poveri disgraziati tetraplegici o con deficienza mentale. Innanzi tutto reputo che una persona sia tale se ha almeno un barlume di coscienza di sé, indipendentemente dal fatto che quella mente sia prigioniera in un corpo-carcere che gli impedisce di comunicare normalmente con gli altri. Ma posso capire perfino chi accetta un figlio totalmente demente ma con la possibilità di collegarsi al mondo attraverso i propri sensi.
Questo caso specifico però è diverso, mi ha trafitto il cuore il pensiero di un povero essere il cui unico rapporto con il mondo forse era il dolore.

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